8° Frestyler camp: personal report

“Diario di bordo del Capitano Kirk”: è così che commentano i miei compagni di stanza Cara e Alessandro quando mi vedono iniziare a scrivere.

Se non fosse che il paragone regge, come ogni buon amante della saga di “Guerre Stellari” – che odia Star Trek – dovrei ucciderli a colpi di fichi molli. Beh, a palle di neve certo non posso prenderli: in paese (Valtournanche) di neve non ce n’è.

Per me, il precedente camp di Moena è lontano anni luce: lì mi sentivo un po’ un estraneo, l’ultimo arrivato che ha voglia di conoscere gente. Beh, la voglia è rimasta, ma a furia di scrivere sul forum il “legame” (a me piace vederlo così) con gli altri forumisti si è in qualche modo rafforzato, e così passo la prima sera chiacchierando con un po’ di persone nuove e un po’ facendo il pirla con quelle che già conosco.

Proprio quando stiamo per andare a dormire, e sembra che tutto sia tranquillo, sentiamo l’imprecazione di MadMaik “ma almeno arriva fino al bagno” seguita da “ragazzi datemi un po’ di carta per asciugare”… Onore al merito: il colpevole ha già confessato 😉

Primo giorno, lezione di flat con Ivo Letey: giornata tosta.

C’è un bel sole e non fa troppo freddo: alle 10.00 incontriamo Ivo che si dimostra da subito una persona tranquilla e disponibile. Con queste premesse, le 4 ore di lezione si rivelano più una chiacchierata che una lezione vera e propria. Per me il momento migliore è stato quando Ivo ci ha portati su alcuni salti e ci ha spiegato come ”leggerli”: la transizione, il tipo di dente, il tipo di landing, e poi ci siamo messi a provare un salto con lui che ci riprendeva e ci spiegava come fossimo andati. Non solo: la lezione ci ha portati anche a fare prove di conduzione, dalle quali si impara sempre qualcosa.

Neanche me ne accorgo, e sono già le 14.00. ci si ferma alla baita (15 minuti per avere un panino ed una bibita alla modica cifra di 8€), salutiamo Ivo e ripartiamo. Purtroppo il cibo mi fa un brutto scherzo: la stanchezza post-pranzo mi colpisce alle ginocchia, prendo un paio di cartelle niente male e capisco che la mia giornata è finita.

Torniamo a valle, e troviamo il clan dei torinesi (Mad_Marcio, [pAr] e Ander) intento a divorare pizze imbottite in un posticino dove c’è un local di una 50na d’anni ”leggermente brillo” che ci propone i grab più assurdi (tra cui un indy con la mano che afferra la lamina back), ed allo stesso tempo dice una cosa molto vera: lo snowboard è bello perché ci fai quello che vuoi, mentre “con gli sci non puoi andare al contrario”.

Per quanto mi riguarda, la cena ed il dopo cena trascorrono nel più completo relax al tavolo con un po’ di gente tra cui RiderSteve, al quale forniamo tutti un po’ di supporto morale: è in camera con *LeleJib* (hanno fatto anche il viaggio insieme) ed è a un passo dal soffocarlo a colpi di sapone liquido.

Ultimo giorno: “I just can’t get enough”.

È questa la canzone che mi rimbomba in testa mentre testo la T1 lungo le piste. Scendiamo in un fantastico groppone e scopro le delizie dei denti a bordo pista, tanto che è quasi un piacere cadere al seguito di un 180 tentato e non riuscito,perché basta che me ne entri uno su tre e mi sento fiero di me stesso per la consapevolezza di stare progredendo. E siccome se girassi da solo non sarei in grado di capire tutte queste cose, devo ringraziare tutti i miei compagni di discesa per i vari suggerimenti che arrivano anche solo come piccoli spunti all’interno una chiacchierata che punta in tutt’altra direzione.

Verso le 15.00 ci ritroviamo tutti per mangiare e poi scendere a valle, e qui accade il disastro. Gli ovetti intermedi, per un “problema tecnico”, si fermano ogni 10 secondi, col risultato che impieghiamo circa 2 ore per tornare giù:la cosa che ci fa montare come la panna è verificare all’arivo che i gestori dell’impianto non hanno la benché minima intenzione di rimborsarci in alcun modo. Tra vari propositi bellicosi (tutti adeguatamente conditi dal più fantasioso turpiloquio) non posso fare a meno di pensare alla teoria del “chiodo schiaccia chiodo”: ‘sta disavventura mi ha fatto dimenticare la perquisizione di una guardia svizzera.

Ultima sera, ultimo party: quello con i premi.

Prima del sorteggiane fantozziano veniamo piacevolmente interrotti da un pool di cervelli che invano cerca di collegare un portatile al megaschermo del pub per farci vedere qualcosa di alternativo a sky calcio. Quando siamo sull’orlo della disperazione ed è stata tentata ogni soluzione – incluse invocazioni varie a santi di diverse religioni – Cara arriva, schiaccia il tasto “on” del TV e tutto funziona 😀

Il sorteggiane presenta momenti di imbarazzo, quali il berretto BB Crew per Mad_Marcio, la maglietta da donna vinta da Ander e quella da uomo vinta da Boffy (entrambi, pur di non rinunciare al premio, prenotano subito un’operazione per il cambio di sesso).

Ma sono indubbiamente le due tavole di Parmasport “Tony Fish approved” a fare gola un po’ a tutti: un’ovazione accoglie il nome di DrGab per la 160w, mentre a dire il vero non ho capito bene chi fosse il vincitore della seconda, con tanto di attacchi annessi. Complimenti comunque.

Il resto sono chiacchiere condite da video di snow è vassoi di salumi e formaggi offerti dall’ottimo gestore del pub: la quasi naturale conclusione della serata è la visione di vari video di snowboard con un *LeleJib* adorante.

L’ultimo giorno se ne va nel fancazzismo più totale: alcuni irriducibili (tra cui Nico e Iena, ma lui non aveva fatto neanche una giornata) salgono nonostante le condizioni avverse,ma i più si ritrovano in una osteria non proprio a buon mercato, ma dove mangiamo decisamente bene.

Ed mentre mangiamo che tiro le fila del mio camp. Sicuramente ho imparato ancora molto dal punto di vista tecnico, ed ora mi attende la “dura” pratica dell’allenamento, ma non riesco a non pensare che tutto questo sia stato possibile grazie all’atmosfera che ho vissuto. Anche se di neve non ce ne era tanta, anche se lo skipass ha un costo che si può quotare in borsa, anche se l’ospitalità del posto – con l’eccezione degli albergatori e del proprietario del pub- è calda come un surgelato scaduto, il ritrovarsi sulle piste e fuori con persone che “senti” vicine ad ogni click su un certo forum è la molla che non solo mi fa amare questo sport, ma mi dà il piacere -e un po’ l’orgoglio – di considerarmi un iscritto a freestyler.it.

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