Freestyler.it & Dirt Corner Snow Camp @ Bardonecchia – Recap!

Farsi il viaggio di rientro da soli da un camp di Freestyler ti permette di pensare a tutto quello che hai passato.Specie se il viaggio è di 350km abbondanti.

Anche perchè, abbandonate le Alpi e passata Torino, non è che ci sia poi quel gran panorama ad accompagnarti.Solo la solita pianura in cui vivo anche io.Ad essere sinceri però, avevo qualcosa ad accompagnare il mio viaggio da Torino in avanti: la neve. Che ovviamente non abbiamo quasi mai visto nei quattro giorni precedenti a Bardonecchia; qualche timida nevicata notturna a lasciare qualche speranza, ma con un risultato ancora più kafkiano: due dita di neve polverosissima a nascondere il marmo sottostante. Ovvero, fai due curve tranquillo, ci prendi gusto e tutto d’un tratto ti trovi a raidare alla “fin che la barca va, lasciala andare”.

Poi, se si apre il cielo ed esce un po di sole la neve molla un po e si gira che è un piacere, ma se non si apre, si gira tutto il giorno in condizioni degne della scena finlandese.

Ed è stato un vero peccato, perchè questanno a Bardonecchia hanno fatto un gran lavoro: quasi tutto il versante del Melezet si presenta a snowpark, con quattro aree distinte piene zeppe di strutture, jib, box, rail, salti e chi più ne ha più ne metta. Davide di Eclectik (che dobbiamo ringraziare per questo camp) me ne parlò a Skipass a novembre e bisogna ammettere che sono stati di parola!Diciamocelo, non capita poi così spesso in Italia di girare in un park e poter affrontare una linea di 7-8 salti…

L’unica nota dolente è il pipe che non è operativo, pare a causa di una diatriba tra la società degli impianti e l’agenzia regionale che è proprietaria del terreno. Nonostante sia stata espressa la volontà di trovare una soluzione, in questi tempi di tagli le problematiche economiche diventano spesso insormontabili.

Che poi sia un esempio lampante di miopia (perchè un pipe così è una risorsa che non può non essere sfruttata) siamo tutti d’accordo. Almeno qui.

Ma lo snowpark non è stata lunico ricordo positivo; come ogni camp è la compagnia che si è venuta a creare è stata il top.

A partire dal mio compagno di stanza, Simone di Never Summer Italia, superattrezzato per ogni tipo di evenienza sulla neve e -soprattutto- fuori: dalla colazione della mattina fino al bicchiere della staffa alla sera. Solo per una cosa non era pronto: la roboante nightlife di Bardo.

Ci avviciniamo ad un locale con la musica che già da fuori picchia forte.

All’ingresso incontriamo una turista inglese -minorenne o giù di lì- intenta a fumarsi avidamente una sigaretta, con un’espressione a metà strada tra l’annoiato e il porno-soft, manco fosse la nipote illegittima di Charles Bukowski.

E la musica picchia sempre più forte.

E allora -cazzo- buttiamoci in questo girone infernale, apriamo la porta e tuffiamoci in questo gorgo di alcool, decadenza e (probabilmente) puzza di ascella.

Locale vuoto.

O quasi. Pochi tavoli occupati da persone che cercano disperatamente di parlare con la muscia a volume da denuncia. Il DJ (minimo 50-55 anni con berrettino in testa, forse a nascondere lincipiente calvizie o forse perchè gli han detto che fa figo) che pensa di essere a Milano Marittima e mette su un pezzo più dance dellaltro e -non contento- fa ininterrottamente il gesto della legna; il PR invece (che si deve essere scolato una tanica di RedBull) si crede direttamente a Ibiza, si muove agitatissimo, si sente fighissimo, si dimena come un ossesso e fa andare a manetta la macchina del fumo.

Era troppo anche per Simone; io poi della macchina del fumo ne avevo già abbastanza quando ero a Skipass, quindi dopo 10 secondi non ne potevo più.

Ma a salvarci ci hanno pensato Mad_marco e gli altri ragazzi della 303, stanza in cui si thuggava con swaggo h24. A dire il vero non abbiamo capito cosa volesse dire ma girava un discreto quantitativo di birra, quindi ci siamo messi a thuggare anche noi.

Una menzione va poi a Karin e gli altri ragazzi stipati alla 206 come operai cinesi che fabbricano sottopagati le tutine in stile Heather Parisi per Shaun White; il tutto però (quasi) con grande dignità.

E infine, come ad ogni camp in cui le cose funzionano bene, cè stata la possibilità di fare test materiali a go-go: Rough, Nano Snowboards (commericalizzate da Dirt Corner) e ovviamente Never Summer. Ho avuto la possibilità di testarne per bene due (Nano BaNano 157 e NeverSummer Proto 152, a presto i test) e nel lungo tragitto verso casa ho avuto il tempo di pensare a quanto diverse siano le due tavole e quanto -ognuna a suo modo- possano valere la pena.

(Ho avuto anche il tempo di realizzare che devo imparare a far funzionare bene la GoPro, ma questa è un’altra storia.)

Alla fine è stato un grosso sbattimento, ci siamo lasciati alle spalle la nevicata più figa della stagione, ma ci siamo divertiti come al solito.

E nel viaggio di rientro già a pensare dove trovarci lanno prossimo per snowboardare insieme….o anche prima, chi lo sa?

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