Sono in tangenziale, moderatamente imprecando per storie di lavoro, quando sorpasso un tour bus nero su cui spiccano due parole: Absinthe e snowboard.
Snowboard: per quelli come me, automuniti, famiglia-muniti, mutuo-muniti, sì insomma per quelli come me che devono lavorare per vivere, trovare lo spazio per coltivare le nostre passioni è quasi un atto di ribellione, un rubare il tempo a ciò che si deve fare in favore di ciò che voglio fare.
Con lansia di trovare un cinema sovraffollato, mi presento circa mezzora prima dellinizio, solo per scoprire che invece i convenuti sono meno di un centinaio.
Abbigliamento ed età di metà dei presenti mi fa pensare di essere venuto ad un concerto dei Finley, mentre laltra metà ha il classico look da snoBBorder: qualcuno prima o poi mi spiegherà perché, con 24 gradi, la gente porti cappellini o beanies anche al chiuso, ma vabbè.
La Absinthe, per bocca di uno dei suoi portavoce (credo Patrick Armbruster, ma potrei sbagliarmi) presenta i rider convenuti per la promozione: Calle Zima (che nel film sfoggia delle cartelle in street mica da ridere) JP Solberg (che non ha bisogno di presentazioni) e Sylvain Bourbousson, un francesino (nel senso di statura piccola, non di tipo di pane) che negli ultimi due anni si è fatto conoscere molto sui magazine europei ed internazionali, ma che in Italia deve essere ancora poco conosciuto, a giudicare dai pochi applausi che gli vengono tributati dalla platea (in confronto alla ovazione per Solberg).
È poi il momento del film: una produzione più rough rispetto alle immagini superpatinate cui ci aveva abituato la Absinthe in precedenti film, con tante riprese di cadute ma anche evoluzioni che strappano ripetuti applausi alla platea distribuiti egualmente per tutti i rider, specialmente per Travis Rice. Altra nota del film, la parte di Annie Boulanger: a dispetto di chi sostiene che le donne siano fisicamente inferiori agli uomini, la ragazza stacca dei cliff e delle rotazioni in cui mostra una tenuta di gambe e addominali da maschietto.
A fine film, i rider – oltre ai tre citati ce ne era anche un quarto, ma ahimè mi sono perso il nome lungo la strada 😉 si fermano per una lunga sessione di autografi sulle locandine del film, pronti per una notte di festa in giro per Milano.
Ma del resto, loro snowboardano per vivere.
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