This is skateboarding…maybe…

Traggo questo racconto da una serie di scritti che sto pubblicando sul mio blog…mi è uscito così, di getto, dopo un pomeriggio passato a skeitare…

Racconti del Mate – IX° Parte

CAPITOLO XI

Esco di casa, il giubbotto messo di fretta. Filtri, cartine e tabacco in tasca, sempre a portata. Berretto e sguardo breve ai piedi, scendo di fretta le scale per poi entrare in macchina…avvio e accendo lo stereo.

La tavola ce lho nel bagagliaio…arrivo allo spot con le casse che sputano gli MC5 a palla, gasato come poche volte. Svuoto le tasche dai miei gingilli.

Prendo la mia nuova Maple fiammante, mi sistemo berretto e felpa, attizzo una sigaretta e mi guardo attorno, come al solito un poco spaesato. Respiro profondamente qualche tiro, dopo lultimo getto lontano il mozzicone ingiallito e stropicciato…le ruote toccano terra…ah, si…chiudo lauto.

E comincio a spingere, spingere, spingere…muscoli e articolazioni, come al solito, sono ancora freddi e duri, poco reattivi. E poi sempre questo ginocchio destro i cui legamenti non mi danno troppa fiducia…dovrò farli controllare prima dellestate. Seh, come no…

Fakie shove-it, chiuso appena, ma già lo immaginavo. Sono freddo ancora. Pop Shove-it…la tavola gira sotto i piedi…chiude bene, ma il mio piede sinistro si dimentica del suo posto e il numero salta.

Checcazzo.

Ok, calma, è solo linizio, ancora fakie shove-it, chiudo con un bel pop e prendo velocità, pompo un ollie e con soddisfazione vedo che lo piazzo bene. Inverto la posizione e premo per un nollie. Pop alto, lo skate risponde con una bella reattività e chiudo ancora, mi giro, poi freno e mi fermo. Respiro, guardandomi di nuovo attorno a me. Silenzio.

Giusto ogni tanto, una macchina. Nemmeno un passante, mentre il sottofondo delle onde che si infrangono sulla battigia poco distante contrasta col freddo pungente di questi primi giorni di Gennaio. Solitamente in questo periodo non penso ad altro che snowbordare, alla rotazione da piazzare sul kicker da otto, sul nose press che so che non chiuderò mai sul cazzo di kink di Ober, agli adesivi della Insight da appiccicare sulla Rome…invece no. Sotto i miei piedi cè uno skateboard, a ricordarmi che probabilmente tutta la cannibalesca passione che nutro per le tavole è iniziata un bel po di anni fa con lui…lo skate.

Grip zozzo. Ruote mangiate…i trucks che portano i segni di qualche grind non troppo convinto, ma comunque provato. Nose e tail grattati, a perenne memoria dei miei abbozzi di slide su qualche generoso scalino.

Poi la mano finisce sulla tasca posteriore dei jeans…una leggera fitta mi risveglia da quel momento di rimembranze sconsolate…ah, già…la caduta dellaltro giorno. Porco dun marciapiede…accendo unaltra sigaretta e questa volta i respiri sono più profondi, coi polmoni aperti. Limpercettibile strato di sudore che ricopre la mia schiena dopo solo qualche trick (nemmeno troppo convinto, a dirla tutta) sta già raffreddandosi. Allora col tizzone ancora alla bocca ricomincio a spingere. Se mi fermo del tutto sono fottuto!

Il tempo, per un attimo, si ferma. Mentre premo per prendere un poco di rincorsa, cicca tra le labbra, berretto schiacciato in testa e camicia aperta, mi sembra di apparire come una specie di pro, agli occhi di questi muri, di queste vetrate, questi scalini mangiati. Di questo asfalto. E proprio questione di un attimo, perchè quando mi ritrovo di fronte quei due miseri scalini, raccolgo tutta la concentrazione che ho in corpo sputando fuori lultima boccata di fumo che ho in bocca. Piego sulla tavola, lo sguardo fisso – devi grattarlo sto ollie, cazzo! – ed ecco, questione di attimi…sento la mia Duffs destra arrampicare sul nose della tavola come poche volte così bene mi riesce…gamba sinistra e tail a seguire in un volo di un eterna frazione di secondo…fly away…

Fa freddo in quel dellalto Adriatico, questanno. Un freddo che, unito allumido salso che risale le spiagge, ti penetra nelle ossa fino a stranirti. Ti culla in un gelido dormiveglia le falangi delle mani, che manco ti accorgi di non sentire più.

Eppure sei in pace con te stesso e con il mondo. Ti dimentichi per un attimo della storia damore finita a puttane a causa dei tuoi stupidi punti di vista, ti disinteressi per un istante delle cinquecento pagine da studiare per lesame di Teoria del Mutamento Sociale che ti attende tra poco più di un mese. Tralasci tutto.

Non puoi dire di essere felice. Perchè non hai una ragione precisa per esserlo. Però stai sciallato come mai tè successo ultimamente. Puttana, che strana sensazione…chissà che cazzo è. Un rifolo di venticello gelido ti entra dal colletto e finisce troppo imprevedibilmente sotto il braccio destro.

Sono le quattro del pomeriggio, eppure la brina fa già presenza sui tettucci delle auto. Fico.

Atterro. Ollie down two stairs closed. Mi asciugo con la mano il moccio e mi siedo sul box in cemento. Guardo straviato il complesso abitativo abbandonato e mi fa un certo effetto vedere i bicchieri vuoti e impolverati ancora sopra il bancone del bar. Passa una macchina, il conducente mi guarda. Poi svolta langolo e se ne va.

Accendo lennesima sigaretta mentre osservo la mia tavola adagiata sulle ginocchia. Il laccio della mia scarpa destra sta per tirare lultimo ollie. Ma sarà per domani, tempo permettendo.

Apro la macchina e infilo lo skateboard nel bagagliaio. Avvio il motore mentre dalle casse esce prepotente il rigurgito trash di “Metal Militia”.

Si fa scuro…meglio che rincasi.

Sono felice. Oggi.

Altre parole e pensieri li potete trovare qui:

www.stenozananardi.splinder.it

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